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Recensione libro: Il racconto dell'ancella di Margaret Atwood

Il racconto dell'ancella

Questo libro, pubblicato per la prima volta nel 1988, narra di un futuro distopico nel quale, a causa di un disastro nucleare, solo poche persone sono rimaste fertili. La Repubblica teocratica di Gilead, una volta nota come Stati Uniti d'America, ha adottato come soluzione la divisione della società in rigide caste, nella quale le Ancelle, le poche donne rimaste in grado di procreare, sono del tutto soggette al dominio dell'uomo e sfruttate dall'elite dominante per proseguire la loro discendenza. La storia è narrata da un'Ancella di nome Offred, la quale dal suo punto di vista alterna al racconto la realtà gelida che è stata costretta a vivere e il suo passato normale prima del colpo di stato decisivo. Emerge così il ritratto di una società statica e profondamente alterata, nella quale ogni scelta libera per una donna è recisa, e il suo corpo smette di appartenerle in nome di princìpi religiosi e di bambini che le verranno strappati via. È un libro dallo stile molto diretto, che attraverso l'apparente distacco emotivo della protagonista esprime il suo forte desiderio di rivalsa e di autonomia. Nonostante mi abbia lasciato un po' scossa in determinati passaggi, questo libro mi è piaciuto molto perché la realtà era ben costruita, l'impatto emotivo forte e perché offre molti spunti di riflessione legati alla condizione delle donne nel nostro presente . 

Gemma Mallozzi

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