La danzatrice dai petali scarlatti
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- Categoria: I racconti di Michel
- Pubblicato: Lunedì, 28 Novembre 2022 08:54
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La danzatrice dai petali scarlatti
Ci sono vite terrene che nessuno vorrebbe vivere. Tristezza, odio, solitudine, crudeltà. Vite che sembrano essere più maledizioni che benedizioni. Vite che fanno pentire i loro proprietari di aver mai aperto gli occhi per la prima volta. Eppure queste vite terrene sono solo una piccola parte dell’esistenza di un’anima. Un misero spillo in confronto alla grande tela dell’eternità.
Ma rimangono comunque vite miserabili, che chiunque preferirebbe dimenticare per non vivere nel tormento che offrono. Per la fortuna delle anime costrette a viverle contro la propria volontà, c’è qualcuno che può alleviare le loro pene. In fin dei conti, una vita tremenda ha qualche valore solo quando la si ricorda. Private del fardello della memoria, queste povere anime possono intraprendere un nuovo sentiero con la mente ed il cuore leggero.
Il compito di salvare le anime dal peso dei ricordi è affidato ad una ragazza non diversa poi dalle anime stesse. Una minuta fanciulla dall’aspetto grazioso come quello di una fata. I suoi capelli neri ricordano la seta più pregiata, lunghi come un mantello. La sua pelle diafana è dipinta con stupendi e raffinati fiori, che si intrecciano intorno alle sue sottili braccia e gambe, contornandole gli occhi ed il volto sorridente. I suoi occhi sembrano essere stati estratti dal firmamento stesso, brillanti come stelle e bianchi come la luna. I suoi vestiti sono fatti da petali di rose, bianchi quasi quanto la sua carnagione, soffici come nuvole e profumati come il giardino del palazzo più sfarzoso.
Ogni giorno questa gentile fanciulla, che non si è mai data la presunzione di avere un nome, adempie al suo nobile compito. Scende dalla sua dimora celeste e raggiunge uno splendido campo lontano dalla civiltà. È notte e la luna quasi impallidisce di fronte alla sua bellezza. L’erba si piega sotto i suoi piedi scalzi, ma lo fa con piacere, ritenendo un onore essere calpestata da un essere tanto bello. Così la fanciulla inizia a danzare più leggiadra di una piuma che si libra tra i vortici del vento. Danza e accompagna i suoi passi esperti con una melodia che sfiora appena le sue labbra, senza articolare alcuna parola. È una dolce nenia, come quella di una madre che culla nelle sue braccia l’infante a cui ha dato vita. Il suono sboccia dentro di lei e vibra nell’aria, raggiungendo ogni angolo del mondo.
Chiude i suoi occhi, ma essi brillano lo stesso. Sorride placida, ma il suo corpo è sempre in movimento. Sembra quasi di vedere la personificazione dell’acqua increspata su cui si riflette la luna. Tuttavia, nessuno, oltre alle anime, potrà mai vederla. D’altronde è un’anima essa stessa, con la sola differenza che lei è disposta a non dimenticare affinché tutte le altre possano farlo.
Il suo vestito di candidi petali ondeggia intorno a lei. Se un petalo si stacca e atterra nell’erba, fiorisce immediatamente, ma appassisce con la stessa velocità. Le cose che appartengono all’altro lato non sono fatte per persistere sulla terra, perciò non rimane nemmeno cenere dei fiori a cui il mondo ha potuto assistere per pochi inestimabili attimi. Per questo motivo è necessario che faccia questo rituale ogni giorno, affinché le anime non si perdano nel limbo della terra senza un corpo in cui albergare.
Il suo sorriso si fa ancora più bello e felice quando sente le prime anime giungere, attirate dal suo canto e guidate da esso dai luoghi più lontani. Si concede la libertà di scrutarle mentre continua a danzare. Un’anziana donna rimane con la testa china, il suo aspetto spettrale lascia intravedere il paesaggio dietro di lei. Un bambino si asciuga le lacrime eteree che cadono dai suoi grandi occhi. Un uomo ben vestito si osserva con occhi sconvolti.
La danzatrice non si sente triste per loro, perché sa che tra poco potrà aiutarli. Vorrebbe confortarli con le sue parole, ma non può interrompere il suo canto. Ormai il campo è gremito di anime pronte ad iniziare una nuova vita, ma non può mai essere sicura che non ci siano ritardatari o esitanti.
Ormai è arrivato il momento giusto per procedere alla fase successiva di questo rituale giornaliero. La danza si interrompe, ma non il suo canto, e la fanciulla dagli occhi brillanti regala uno sguardo gentile a tutte le anime che la circondano. Una rosa sboccia nelle mani delle anime intorno a lei, ma ben presto rimangono solo le spine. I loro ricordi si materializzano in questo aspetto, ma la bellezza di un fiore è distrutta dall’orrore della loro memoria.
Adesso la gentile danzatrice è costretta a smettere di cantare. Non può farlo se vuole trattenere le sue urla. Le anime si gettano su di lei, il loro istinto prende il sopravvento, e conficcano le loro spine nel suo corpo. Spina dopo spina, assorbe ogni ricordo, tremendo e doloroso. Ogni anima che l’ha già trafitta evapora, e la danzatrice riesce quasi a sentire il loro pianto da neonati mentre ritornano nel mondo con un nuovo corpo. Migliaia di spine sono conficcate nel suo corpo, milioni di terribili ricordi scorrono dentro di lei come veleno, ed è di nuovo sola.
Sanguina sul suo vestito di petali bianchi, che ora diventano scarlatti, intrisi del suo sangue. Pensa a tutte le altre anime che hanno deciso di conservare i propri ricordi e condividere il suo compito. Tuttavia loro hanno scelto metodi diversi dal suo. Colui che prende i ricordi delle anime eroiche li divora, un’ingordigia senza pari. Colei che si prende cura dei ricordi felici li rimuove dalle persone con dei casti baci. C’è colui che raccoglie il sapere delle anime prendendo una goccia del loro sangue e trascrivendo tutto con questo speciale inchiostro. E ancora colei che raccoglie i desideri e le ambizioni trasformandoli in gemme e adornandosi di preziosi gioielli. Ma la danzatrice non si pente del metodo che ha scelto, perché anche tra la miriade di ricordi che ha accumulato, mantiene ancora i suoi. Ricorda la promessa che fece durante il suo ultimo respiro, esalato all’alba dei tempi, quando l’unica cosa che voleva fare era dimenticare tutto il dolore che aveva sopportato. “Mai più qualcuno soffrirà quanto me”. Prende tutta la sofferenza del mondo per sé e lascia che le anime scaglino tutta la loro disperazione su di lei.
E così la danzatrice dai petali scarlatti non versa nemmeno una lacrima. Aspetta che il suo sangue si asciughi dalla sua veste e poi ripete il suo rituale. Fino alla fine dei tempi, quando potrà finalmente dimenticare tutto anche lei e provare, anche solo se per meno di un istante, la felicità.
Michel Costantini